Pasqua, festa di rinascita e risveglio che comincia con la primavera. Scopriamo di più del significato di alcuni dei simboli più associati a questa festività di grande rilevanza nella nostra tradizione.
Un giorno fondamentale, per capire il significato della Pasqua, è l’equinozio di primavera, punto di partenza per il calcolo dell’avvento del giorno della Risurrezione. Dall’equinozio si individua il giorno di Luna piena immediatamente seguente: la domenica successiva al plenilunio è la Pasqua. La festa più importante per la fede cattolica perché è la festa della salvezza, della Risurrezione, un momento di rinascita collettiva nel nome di Gesù:
“propriamente il “rialzarsi” dei morti, il loro ritorno in vita, o piuttosto, secondo le concezioni primitive (…) alla base del concetto di resurrezione sta senza dubbio quel complesso d’idee per cui la morte è concepita quasi come un sonno, e non si dà vita senza materia, senza un corpo; ma l’idea della resurrezione, o della rinascita, può essere suggerita anche dal constatare ciò che si verifica nella vegetazione, o nei corpi celesti, come la Luna e il Sole, che anch’essi “muoiono” e “rinascono”. Treccani
Nella cultura pagana europea l’antico nome della Pasqua era Eostur-Monath e derivava direttamente da quello di una divinità, la dea Eostre, ancora viva nei termini inglese Easter e tedesco Ostern usati ancora oggi per indicare la Pasqua. Era una divinità collegata al rinnovamento della vita ed alla fertilità attraverso diversi simboli che ritroviamo ancora oggi nella tradizione pasquale: la primavera, il fuoco, le divinità arboree, il capretto, le campane, la lepre e le uova.
Se pensiamo alla primavera, le parole che subito ci vengono in mente sono rinascita e risveglio: la natura sprigiona tutta la sua forza generatrice e rigeneratrice e si mette all’opera per cominciare un nuovo ciclo di vita. Gli animali escono dal letargo, la vegetazione timidamente spunta e mano a mano che il sole dona più ore di luce e la terra incamera nuova energia, esplode nel rigoglio di fine aprile e maggio.
Al nome della dea Eostre riconduciamo inoltre il punto cardinale Est, simbolo della nascita, direzione da cui sorge il Sole– signore della luce e del fuoco. Le feste del fuoco primaverili erano diffuse in tutta l’Europa pagana. Ancora oggi molti contadini italiani ed europei, in omaggio a questo rito ancestrale, dopo aver bruciato in un grande rogo rami e sterpaglie e anche effigi stregonesche e fantocci, spargono le ceneri nei campi con intento propiziatorio del futuro raccolto, mentre le braci ardenti vengono portate all’interno delle abitazioni per scacciare gli spiriti maligni.
La Pasqua si collega anche ai rituali atti alla celebrazione della sacralità della vegetazione, come proiezione della fertilità femminile. La simbologia del capretto è strettamente legata al culto della divinità arborea. La capra, rosicchiando le cortecce degli alberi, imita il dio della vegetazione, che si nutre della pianta da lui personificata. Dunque, l’animale, simile nel comportamento alla divinità, diviene sacro.
La lepre è l’animale che rappresenta la dea Eostre, la quale si rende visibile nei boschi con queste sembianze. La lepre corre veloce per i campi: questa corsa simbolizza la fecondazione della terra. La lepre di Eostre deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita della natura. Per questo motivo, la dea veniva celebrata scambiandosi le uova sacre sotto l’albero magico. La lepre di Eostre si è trasformata poi nell’odierno coniglio pasquale, che porta in dono, nascondendola nei giardini, la covata di uova fecondate, perché i bambini ne vadano gioiosamente alla ricerca. Le uova, simbolo primordiale di fecondazione, creazione e fertilità vengono ancora oggi mangiate nelle frittate pasquali, consumate fuori casa, il Lunedì dell’Angelo. Colorate dai bambini come “lavoretti” di Pasqua a scuola. Di cioccolato, riempite di sorprese, attese con trepidazione e rotte con strepitante gioia golosa dai più (o meno) piccoli.
Le campane sono un altro simbolo che unisce la religiosità cristiana con gli antichi culti pagani della fertilità. Ancora oggi si regalano campane di cioccolato, proprio come si fa con le uova. Con la morte di Gesù, il Venerdì Santo, il tempo si fermava a lutto e le campane restavano in silenzio. Il mattino del Sabato Santo le campane venivano suonate a ripetizione. Il tempo della morte era finito e il Cristo stava per risorgere.
Nel mondo rurale sono sopravvissuti questi antichi riti pagani. Al suono del Gloria, i bambini correvano ad abbracciare gli alberi perché producessero più frutti, i contadini andavano nella vigna a legare i tralci di vite, come atto propiziatorio. E tutti correvano a bagnarsi gli occhi, sia con acqua benedetta che con acqua di pozzi o sorgenti, perché tutte le acque divenivano sante.
L’acqua, origine dell’esistenza, simboleggiava la rigenerazione totale della vita ed era il principio di ogni guarigione, nello stesso modo in cui per i cristiani costituisce la materia del fonte battesimale. Ed è proprio l’invito di quest’anno di Papa Francesco, riprendere la vecchia tradizione popolare: lavarsi gli occhi per riuscire a vedere con sguardo fresco la bellezza del mondo che rinasce nuovamente e ci benedice tutti.
Buona Pasqua dalla Famiglia Damini!